Attacco al Parlamento. “È inutile, persino dannoso”
venerdì 22 maggio 2009 – L’Unità
Bianca Di Giovanni
Quando sale sul palco sembra un felino pronto al balzo. Quella è la “sua” casa, la Confindustria, davanti a lui i “suoi” ministri, poi le “sue” telecamere schierate, persino la sua famiglia (Marina è seduta in seconda fila, tra De Benedetti e Confalonieri). L’occasione è imperdibile. Così all’Assemblea annuale degli imprenditori tenuta ieri all’Auditorium di Roma Silvio Berlusconi offre il meglio del suo repertorio. Parte dalle veline (irritando Emma Marcegaglia) per finire con l’attacco al Parlamento (“pletorico e inutile”) e poi ai giudici (tutti “estremisti di sinistra”). L’affondo è senza freni, ma il premier si autogiustifica: “sono esacerbato e voglio dichiarare pubblicamente la mia indignazione”. Lo stile è quello della prima discesa in campo: Berlusconi è l’Uomo Nuovo che travolge istituzioni e organismi democratici, come farebbe una rivoluzione di popolo. D’altronde lo confessa lui stesso, davanti a una platea rapita: “Ci siamo resi conto che è più facile fare le rivoluzioni che le riforme”. Troppi i vincoli, troppi i veti (come quelli sull’ambiente, le costruzioni, il piano casa) troppe le lungaggini (come le direttive europee): meglio ricostruire una nuova Italia Berlusconiana.
classe dirigente e istituzioni
Il primo a reagire è Gianfranco Fini. Quell’attacco al Parlamento appare feroce e irridente. Il premier si fa beffe dei parlamentari, definiti come i capponi o i tacchini “che certo non anticipano il Natale”. Votano senza capire, seguendo i segnali del capogruppo. Il pollice in alto per dire sì, in basso per dire no, a mezz’aria per astenersi. Il premier mima come in una sorta di balletto, che somiglia molto al circo Barnum. La platea ammicca, sorride, ci scherza su. Applaude a più riprese, anche con qualche boato di approvazione. Sul Parlamento europeo il sarcasmo è ancora più duro. “Ci sono parlamentari che non si vedono mai, perché sono imprenditori, sono professionisti, hanno cose più importanti da fare – spiega – che stare lì per un giorno con le mani dentro la scatoletta del voto e votare cose che nessuno può sapere cosa sono”. Il parlamento di Strasburgo non serve a nulla: non decide niente. La politica finisce sotto scacco e gli industriali gongolano. Il premier-imprenditore tira bordate e la platea si scalda. “Siamo in una fase di deformazione della Costituzione – commenta con amarezza Pier Luigi Bersani – Sarebbe molto importante che questa percezione ce l’avesse la classe dirigente riunita in parte oggi qui all’Auditorium. preservare la Costituzione non è solo compito dell’opposizione ma anche della classe dirigente e purtroppo i riferendosi agli applausi della platea l’impressione non è tranquillizzante”.
giudici
Con i magistrati sul caso Mills è un vero corpo a corpo, quasi fisico. “Ho detto che è una sentenza scandalosa – dichiara – perché la realtà è l’esatto contrario di quanto scritto dai giudici”. Poi si consente una spiegazione dei fatti, ovviamente opposta a quella ricostruita dai giudici milanesi. Il problema è che c’è un magistrato dichiaratamente di sinistra. “Credo che nessuno – spiega – accetterebbe Mourinho arbitro designato per la partita Milan-Inter, con tutto il rispetto per Mourinho”. Per questo il centrodestra farà la sua riforma: con i pm “costretti a recarsi dal giudice con il cappello in mano e dando del lei”. Anche in questo caso (come in quello del Parlamento) il suo governo è pronto a cambiare le cose, a fare le riforme rivoluzionarie che il popoloc hiede. “C’è tutto il mio impegno a riformare la giustizia penale e separare le funzioni”. Il tempo stringe, quello che doveva essere un saluto breve (“non voglio dire nulla – aveva esordito – perché sono d’accordo su tutto”) è diventato un comizio travolgente. Da uomo di spettacolo, si capisce che il premier cerca l’applauso finale. Così, attaccando i giudici sul caso Mills, si fa portavoce di tutti gli italiani incappati nella giustizia ingiusta. “Fin quando attaccano me, che ho le spalle larghe, va bene – dice – Ma pensate a un semplice cittadino”. E qui scatta l’applauso, lungo e sentito. È fatta:_ il suo popolo è con lui.
Berlusconi arringa all’Assemblea di Confindustria, contro Parlamento e magistratura. I deputati paragonati ai capponi, i giudici “estremisti di sinistra”. Il premier: dobbiamo fare la rivoluzione. La platea applaude.