Cosa succede se bisogna aspettare 15 anni per avvalersi dei propri diritti da cittadino?
Succede che in Sesta Commissione Regionale, attraverso quello che è stato chiamato Blitz Leghista, viene approvata una legge che preclude i "buoni scuola" a chi non sia residente in Veneto da più di 15 anni.
Ovviamente il provvedimento colpisce gli extracomunitari e coloro i quali si sono trasferiti da poco e di certo non favorisce l’integrazione o l’adattamento a nuove forme socio-culturali.
Le forme di discriminazione subdola sono quelle più pericolose.
Buoni scuola solo ai veneti «Questa legge non passerà»
L’ira del liberale Galan sulla Lega: «Deleghe usate in modo scorretto».
L’AQUILA — Gli prudono le mani e la lingua, si capisce. Vorrebbe dire di più. Un pò si controlla, un pò però sbotta. E la sua indignazione nei confronti della Lega si sente tutta: «Spero che il Consiglio abbia più buonsenso. Lì questa legge non passerà. Io non la voterò mai». Giancarlo Galan è in Abruzzo. Ma perfino lì, nella piccola tendopoli di un paesino danneggiato dal terremoto, lo coglie l’arrabbiatura per il voto dell’altro ieri in commissione sui buoni scuola. Frutto di «un vero blitz» leghista – così lo chiama l’assessore Elena Donazzan che è con lui in Abruzzo – che ha permesso di precludere i buoni scuola a chi non risieda in Veneto da almeno 15. Una proposta che irrita il Galan «liberale ».
Presidente la Lega ha approfittato di alcune assenze e di alcune deleghe in bianco per far passare il principio dei quindici anni. Il senso è: i soldi sono pochi e non possiamo darli a tutti.
«Il mio pensiero va ai nostri tanti immigrati italiani di un tempo: se avessero dovuto aspettare quindici anni per maturare dei diritti avrebbero lamentato l’ingiustizia ».
Il limite colpirebbe italiani e stranieri di giovane adozione veneta…
«Sono i nuovi cittadini, e io voglio che siano messi in condizione di lavorare, pagare le tasse e contribuire alla crescita del Veneto. Se passasse questo principio non sarebbe più così».
In commissione è passata, però, anche per l’assenza di consiglieri del Pdl che avevano dato la delega ai leghisti. Com’è potuto succedere?
«Ma quello di delegare è un fatto normale. Io non colpevolizzo chi ha delegato, ma chi ha usato le deleghe in modo scorretto. Se non c’è un clima di reciproca fiducia dove andiamo a finire? Io ai miei assessori dò anche il portafoglio».
Ma se non ci si può fidare di un alleato politico, forse non è un vero alleato…
«L’ha detto lei!»