Libertà di stampa e di espressione…?

Ritorna in Parlamento il ddl che fa tremare i
blogger

di Francesco Costa

L’incubo dei blogger italiani è tornato, e la rete è di nuovo in subbuglio.
Motivo dell’agitazione la riproposizione del disegno di legge sull’editoria del
deputato Riccardo Franco Levi, risalente alla scorsa legislatura e oggi tornato
alla ribalta perché presentato nuovamente dal deputato del Pd e in discussione
in Commissione Cultura. Non è complicato capire perché i blogger siano sul piede
di guerra: se la proposta di legge Levi divenisse legge, moltissimi di loro
dovrebbero iscriversi a un registro pubblico appositamente creato, il Registro
degli Operatori di Comunicazione (ROC), pena il rischio di una condanna per
stampa clandestina.

Un anno fa – Per comprendere bene la questione, occorre fare un passo
indietro. Ottobre 2007, Romano Prodi è Presidente del Consiglio dei Ministri,
Riccardo Franco Levi è sottosegretario alla presidenza del consiglio. Sembra un
secolo fa. Il consiglio dei ministri dell’allora governo di centrosinistra
approva il disegno di legge Levi-Prodi sulla disciplina del settore
dell’editoria, e su internet si scatena il putiferio. Il disegno di legge non
comporta infatti solo l’obbligo dell’iscrizione al ROC ma anche l’estensione sui
blogger della procedibilità per i reati a mezzo stampa. Di fatto, la norma
entrando in vigore priverebbe i blog della caratteristica fondamentale che li ha
resi uno strumento centrale della comunicazione e dell’informazione fatta dai
cittadini: la facilità di utilizzo e l’immediatezza della pubblicazione.
All’approvazione del disegno di legge da parte del Consiglio dei Ministri
seguirono numerose proteste degli utenti della rete, e alcuni componenti
dell’allora maggioranza si sfilarono da quella decisione. Il primo a rompere le
righe fu Antonio Di Pietro, al tempo ministro per le infrastrutture, seguito
dall’allora ministro per le comunicazioni Paolo Gentiloni nonché dal presidente
della commissione cultura della Camera, Pietro Folena. Condivisero tutti la
stessa motivazione, riguardo il ddl: «Scusate, non lo abbiamo letto». A seguito
delle proteste, Levi modificò il ddl così che l’iscrizione al Roc fosse
obbligatoria solo per i siti internet che "non costituiscono un’organizzazione
imprenditoriale del lavoro". E’ sufficiente però la presenza in pagina di un
piccolo banner pubblicitario per rientrare nella categoria di "organizzazione
imprenditoriale del lavoro", per cui la modifica non servì a rassicurare i
blogger.

L’assalto geriatrico – La stampa estera si
tuffò su questa ipotesi di legislazione senza precedenti in paesi democratici.
Il Times si affidò al commento caustico di Bernhard Warner, secondo cui solo una
classe dirigente anziana come quella italiana poteva elaborare una normativa
così sgangherata sui blog e l’editoria online. «Romano Prodi, il primo ministro,
ha 69 anni, e ha battuto il 71enne Silvio Berlusconi alle ultime elezioni. Il
Presidente Giorgio Napolitano, 82, ha davanti ancora sei anni prima di finire il
mandato; il suo predecessore ne aveva 86 quando lasciò il Quirinale. Nella
sfortunata ipotesi che l’Italia dichiari guerra a qualcuno – proseguiva il
quotidiano britannico – la decisione verrà da un capo di stato che aveva quasi
vent’anni quando i tedeschi si arresero alla fine della seconda guerra mondiale.
Penso che questa prospettiva sia una necessaria introduzione a qualsiasi
discorso riguardo la politica italiana con chi non ne sa abbastanza. Se il
governo italiano non vi sembra adatto al mondo moderno, la spiegazione è molto
semplice: anche il vostro paese farebbe lo stesso, se fossero i vostri nonni a
essere al potere».

Oggi – Il resto della storia è facile
da immaginare: il governo Prodi cade prima che il ddl Levi possa finire in
discussione nelle aule parlamentari e i blogger tirano un respiro di sollievo.
Se non fosse che Riccardo Levi, rieletto alla Camera in questa legislatura,
presenta nuovamente la sua proposta di legge, e questa sia da una settimana in
discussione in Commissione Cultura alla Camera. I blogger sono di nuovo in
subbuglio, e fanno quadrato tentando di resistere nuovamente a un’avanzata che
minerebbe la loro libertà. In un paese in cui l’anzianità della classe dirigente
e la scarsa dimestichezza con la rete sono fenomeni completamente trasversali,
c’è solo da incrociare le dita e sperare che non si debba assistere al passaggio
dell’ennesima legge miope e senza precedenti in materia di internet. A opera –
stavolta – di un deputato democratico. 

© 2008 L’Unità.it Nuova Iniziativa Editoriale
Spa 

 

Giorgio – PsicoPadova

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One Response to Libertà di stampa e di espressione…?

  1. oltremodoscomodo says:

    O_O

    allucinante

    ma soprattutto: perchè?? che utilità avrebbe questa legge secondo quelli che la propongono? e poi io non sapevo neanche che si potesse essere condannati per stampa clandestina in uno stato dove dovrebbe esserci la libertà di stampa

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