“European Anomalus Wave”, la nostra mobilitazione prosegue anche all’estero

 

 Articolo tratto dalla Repubblica del 13 novembre di Mauro Munafò

Università, protesta anche
all’estero
L’Onda si diffonde in Europa

Pronte azioni davanti ad ambasciate e consolati

A poche ore
dalla grande manifestazione di Roma contro la legge Gelmini, anche gli studenti
italiani all’estero sono pronti alla mobilitazione. I tanti aderenti ai
progetti Erasmus e Leonardo, che prevedono un periodo di studio nelle
Università europee, e i titolari di borse di dottorato momentaneamente fuori
sede, non hanno intenzione di far mancare il loro supporto alla protesta contro
i tagli previsti dal governo su scuola e università.
Gli studenti italiani all’estero sono presenti in gruppi più o meno numerosi
negli istituti di mezza Europa: dalle grandi capitali come Londra, Parigi e
Madrid fino ai centri più piccoli. La voglia di far sentire la propria voce
anche fuori dai confini nazionali, puntando anche a sensibilizzare i
ricercatori stranieri, è un elemento presente sin dall’inizio della protesta
come dimostrano i blog e le petizioni rivolte a chi è in un altro paese, o i
testi tradotti in inglese per essere fruiti dal pubblico più vasto possibile.
Negli ultimi giorni però la mobilitazione degli Erasmus si è fatta notare anche
per azioni clamorose, come l’incursione al consolato italiano di Londra del 7
novembre scorso, durante la quale una ventina di studenti ha esposto gli
striscioni "We won’t pay for your crisis" e "European Anomalus
Wave".

In occasione della manifestazione del 14 novembre, in tutti i centri più
importanti del continente, sono comparsi su base locale piccoli comitati e collettivi
per organizzare le proteste, quasi tutti presenti e raggiungibili tramite
Facebook. Sul sito di social networking si possono trovare decine di gruppi
divisi per città: Berlino, Londra, Valencia, Siviglia, Parigi (che ha anche un
blog), Lisbona, Madrid, Copenaghen, Murcia, Lione e Bruxelles sono solo alcuni
esempi. Proprio sulle loro pagine di Facebook, che radunano ognuna svariate
decine di aderenti, si può leggere il programma per venerdì. Si scopre così che
diverse centinaia di studenti daranno vita a manifestazioni e sit-in davanti
alle ambasciate e ai consolati di tutta Europa, noleggiando pullman (come gli
studenti di Murcia), o arrangiandosi con i treni (come nel caso di quelli di
Maastricht) per raggiungere le sedi diplomatiche.


La protesta dell’Onda di Erasmus e dottorati condivide toni e finalità
con quella italiana, mentre sono diversi i problemi di tipo organizzativo e
legale. Tra le discussioni non sono rare le domande sulle leggi vigenti nei
paesi ospitanti e sono gli stessi utenti a ricordare che in Spagna il diritto
di assemblea senza autorizzazione è garantito fino alle 20 persone a condizione
che non vengano interrotti i servizi pubblici o che in Portogallo le autorità
possono chiedere 100 metri di distanza tra la manifestazione e il consolato per
motivi di sicurezza. Dubbi e incertezze che non fermano però l’Onda Anomala,
neppure in Europa.
(13 novembre 2008)

 

 

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One Response to “European Anomalus Wave”, la nostra mobilitazione prosegue anche all’estero

  1. spum spum says:

    Grande manifestazione degli studenti, in piazza contro la riforma
    “Siamo in 200mila”. Sit in pacifico davanti alla Camera
    L’assedio dell’Onda a Montecitorio
    gli universitari invadono di Roma
    Sono arrivati dagli atenei di tutta Italia, si fermeranno alla Sapienza
    Domani e dopodomani assemblea nazionale per stilare le proposte di “contro-riforma”
    di ALESSANDRA VITALI

    L’assedio dell’Onda a Montecitorio gli universitari invadono di Roma

    Gli studenti a Montecitorio
    ROMA – Obiettivi raggiunti. Un corteo massiccio e pacifico, una protesta convinta e colorata, l’assedio di Montecitorio, del Senato, niente provocazioni né frizioni. “L’onda non si arresta, il potere non si acquista” hanno scandito ancora una volta le migliaia di universitari che hanno manifestato a Roma contro la riforma. Duecentomila, forse di più per gli organizzatori, trentamila secondo la Questura. Arrivati ieri sera e stamattina, con la Stazione Termini che sfornava ragazzi quando la testa del corteo era già via da un po’. Due cortei degli atenei, che sono diventati uno solo, e da un’altra parte quello di Cgil e Uil. Una marea colorata che si è ingrossata sempre di più.

    Poco dopo le nove erano migliaia in piazza dei Cinquecento. Il corteo c’è ma non si muove finché non arriva la Sapienza. Ci sono i precari della ricerca con gli striscioni, “RICERCAti in Europa, senza futuro in Italia” scrive l’Istituto nazionale di Fisica nucleare, con il sito web che si chiama buconero.eu. C’è “Geologia in lotta” che protesta “contro la fossilizzazione della cultura”. Arrivano “Pisa per il sapere” e le superiori che hanno aderito alla manifestazione, “Contro Gelmini, fascisti e privatizzazione / studenti medi in mobilitazione”.

    L’attesa è lunga, un camioncino diffonde musica, sul muso c’è scritto “Alitalia Servizi Airport”, come sia finito lì è un mistero. I ragazzi cantano, ballano, gridano slogan, poi da piazza Indipendenza avanza un muro umano, ecco la Sapienza che prende la testa del corteo e ci si incammina. Su via Cavour l’onda appare davvero, è un telone azzurro di quelli dei lavori in corso, lo fanno ondeggiare sopra alle loro teste. Il corteo di Roma Tre parte dalla Piramide, arriva al Colosseo e aspetta diligente l’arrivo degli altri, “quando passa lo spezzone della Sapienza – dice uno al megafono – noi ci inseriamo dietro”. Non ci si ammucchia e non ci si sperde, la struttura del corteo è solida e così deve restare.

    Questo è l’aspetto che più colpisce, oggi. Il più nuovo. Un’organizzazione senza sbavature. C’è anche il servizio d’ordine, lo stampo è vecchio e sempre efficace, i cordoni che ci si prende sottobraccio e di qui non si passa, il percorso è uno e compatti bisogna andare. Lo fanno a piazza Venezia, dove la Guardia di finanza è schierata sul monumento al Milite ignoto e la polizia è distante, fra via del Corso e via del Plebiscito, la piazza è libera ma nessuno si stacca. Un cambio di passo. Il Movimento è diventato adulto. Si staccano, invece, a largo Argentina, perché va bene marciare composti ma quello che interessa è là dietro, bisogna farsi vedere. Il fiume si ramifica al grido di “occupiamo la città”, si spandono nelle stradine che portano alla Camera, la polizia ha blindato ogni accesso ma loro si allargano come l’acqua che si rovescia dal secchio. E si ricompattano davanti a Montecitorio.

    Il sit in andrà avanti fino al primo pomeriggio, fra slogan e fumogeni colorati, non solo alla Camera, anche intorno al Senato. Le maglie della protesta si allargano, non c’è solo la Gelmini, “Berlusca stiamo arrivando”, “Siete tutti pregiudicati” gridano verso la facciata di Montecitorio, e giù fischi per le facce note che passano di lì, prima Ronchi, poi Casini che si allontana a passo svelto, Paolo Cento invece si ferma e si diverte un sacco.

    L’onda si muove di nuovo. Il servizio d’ordine rifà il cordone, sciamano verso La Sapienza, in quindici fanno muro davanti agli agenti in assetto antisommossa, a un certo punto ecco l’intoppo e quelli dietro che gridano “a-van-ti, a-van-ti”. La polizia li guarda, un po’ si confonde perché dietro alle transenne, fra i reparti, ci sono due infiltrati ma camuffati così bene che nemmeno loro li riconoscono, un funzionario dice allarmato “che fanno quei due, che prendono da quello zaino? Ma che, sono dei nostri?” e un altro gli fa cenno che sì, sono dei nostri, giovani, magretti, i jeans calati, proprio come sono quelli che sfilano al di là, com’era Carlo Giuliani, che i ragazzi evocano sfilando davanti ai caschi blu, “Vergogna” gridano, a meno di 24 ore dalla sentenza sulla Diaz, “Carlo è vivo e lotta insieme a noi, le nostre idee non moriranno mai”.

    Se ne vanno fra i turisti che non sanno cosa accade, “manifestescion” dice un celerino a un’americano. Invadono la piazza del Pantheon e corso Vittorio, mangiano seduti in terra a piazza Navona, vicino c’è uno striscione con scritto “Gelmini, facce du’ panini”. Li aspetta la Sapienza, dove in tanti venuti da fuori si fermeranno anche a dormire. E a lavorare: domani e dopodomani assemblea nazionale perché “non accettiamo i tagli e le privatizzazioni di Tremonti” e “il decreto del 6 novembre è un provvedimento di facciata”, spiega l’Unione degli universitari. E’ tempo di controriforma. Quello che gli studenti difendono non è lo status quo ma l’esistenza stessa del sistema di formazione pubblico. Proposta, non solo protesta invoca chi l’Onda la vede come fumo negli occhi. E loro ancora una volta capovolgono gli schemi: dalla Sapienza uscirà la proposta.
    (14 novembre 2008) incolpate luniversitä di siena

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