Proposte per una nuova Università pubblica: il PATTO DI SERIETA’

Mentre si parla spesso del reclutamento di docenti e
ricercatori, e dei loro stipendi, si parla pochissimo di diritto allo studio. Questo termine viene spesso
tirato in ballo insieme con i test di ammissione, quasi che il dritto allo
studio consista solo nel diritto di iscriversi a qualunque facoltà e in
qualunque sede. Non è così. L’università pubblica è la struttura essenziale alla
crescita culturale di una nazione, dove il patrimonio umano costituito dai
giovani crea sapere. Gli studenti sono i protagonisti dell’università e
dovrebbero essere messi nelle condizioni migliori per utilizzarne
l’insegnamento. Diritto allo studio significa quindi che i capaci e i meritevoli
– come recita la nostra Costituzione – siano messi in grado di frequentare le
lezioni da residenti e non da pendolari, che il loro tempo sia dedicato alle
attività curricolari, che non debbano gravare economicamente sui genitori. Nelle
due università estere dove io ho studiato – Lovanio in Belgio e Berkeley in
California – vigeva (con qualche differenza) la logica di dare fiducia iniziale
a tutti coloro che venivano ammessi al corso (con numero chiuso), dando a tutti
all’inizio i mezzi per mantenersi (esenzione di parte delle tasse, un posto
piccole strutture residenziali, biblioteche aperte sempre, ecc. ecc.). Dopo il
primo semestre, le cose però cambiano: solo gli studenti in regola con gli esami
continuano a godere del sostegno dell’università, per gli altri le tasse sono
gravose e non vi sono benefici gratis.

Insomma, si tratta di lanciare un PATTO DI
SERIETA’  fra le diverse componenti la struttura universitaria.
Questo patto coinvolge ovviamente anche i docenti, per i quali si prevede una
costante valutazione della didattica e della ricerca. Anche per i docenti e per
il resto del personale di ruolo dovrebbero essere previste sanzioni e incentivi.
Nel Patto di serietà rientra anche un maggior controllo etico sulle assunzioni e
sugli avanzamenti di carriera, in modo da evitare che i casi di malcostume –
abilmente sfruttati dai media – gettino discredito sull’intera università
pubblica.
Mi rendo conto che questi provvedimenti sono costosi e
non si realizzano nel breve periodo, ma è a questa meta che bisogna tendere. Sul
piano dell’edilizia universitaria non è necessario pensare a grandi edifici (in
molte città italiane i campus non sono facili da realizzare), ma almeno cercare
nel breve periodo di creare una rete di affitti a prezzi politici gestita
dall’ESU.
Un’altra possibilità da esplorare è quella di dare agli
studenti la possibilità di lavori part-time all’interno della propria università
(nelle biblioteche, nei servizi di informazione, nelle mense, ecc), come è stato
fatto con successo con i contratti delle 150 ore.
Dal punto di vista generale si otterrebbe un risparmio
perché gli studenti sarebbero seriamente motivati a dare regolarmente gli esami
e finire in tempo il corso di studi. E ciò si ripercuoterebbe sul piano
economico.
 
prof.ssa Valentina D’urso
 
Posted by Giorgio – PsicoPadova
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One Response to Proposte per una nuova Università pubblica: il PATTO DI SERIETA’

  1. v.ARIA says:

    Belle parole senza ombra di dubbio, ma con qualche ombra insita nelle proprio certezze..
    se, per esempio, dobbiamo parlare di 150 ore facciamolo con cognizione di causa!
    E’ un servizio utilissimo ed equo… ma solo se efficiente!!!!!!!!!!!!!!
    Dal prossimo anno a Padova le collaborazioni part-time saranno accessibili anche a chi già è detentore di borsa di studio regolare, e ciò comporta l’anticipata chiusura della graduatoria attualmente in corso, di ben 3 mesi.. Cosa che TOGLIE il DIRITTO DI PAGARSI GLI STUDI, LAVORANDO, A CHI NON PUò, per svariatissimi motivi, accedere alla borsa, avvantaggiando invece, ancora una volta, chi ha già un aiuto consistente, e del tutto gratuito!!!

    Personalmente sono nella graduatoria per le collaborazioni da ben 3 ANNI, MA NON SONO MAI STATA CHIAMATA perchè non si arriva fino in fondo alla lista per questioni di tempistica… e chi è in fondo alla lista per impedimenti SERI E DOCUMENTABILI E ANCHE GIA DOCUMENTATI non gode di nessuna considerazione, al di fuori del “in bocca al lupo”… E così, io che ho perso due anni di carriera per motivi DOCUMENTATI e SERI di Salute, MA HO CONTINUATO A PAGARE LE TASSE per non perdere la carriera già sudata, non solo pago sempre PIU’ TASSE pur avendo la media del 29 e un reddito inferiore ai 1000 euro, ma mi viene negata la possibilità di LAVORARE per pagarmi gli studi che svolgo con passione e ottimi risultati, per offrirla invece a chi dispone già della borsa gratuita, che a me non p concessa per il ritardo nella carriera…
    RIPETO: RITARDO CAUSATO DA MOTIVI SERI E DOCUMENTATI, IN CUI HO CONTINUATO A PAGARE LE TASSE….

    Sono sicura che di casi come i miei ce ne siano a bizzeffe, più e meno seri ma.. valutare la singolarità delle persone non rientra negli interessi della nostra cultura, che bada solo alle cifre : N° MATRICOLA, MERITO, REDDITO, IMOPORTI…. e la passione? e l’interesse? e la motivazione intrinseca VS estrinseca? e la capacità effettiva? e certe storie personali, purtroppo, particolarmente difficili?

    si sentono rispondere “in bocca al lupo”, proprio dal lupo! Come quando Berlussconi si nasconde dietro a “Lo Stato dice, Lo Stato fà”.. c’è un’anonimia che sta diventando davvero esagerata perchè eccessivamente deresponsabilizzante! Noi psicologi dovremmo saperlo bene…

    Le vere valutazioni meritocratiche non esistono, vengono mangiate dal tempo e dalla fretta, che poi mangia anche i nostri corpi e lascia solo ansie su ansie… siamo una generazione unica nella storia in quanto a questo… avremmo molto lavoro se sopravviveremo dapprimi a quello che facciamo su di noi, con pochissimi AIUTI effettivamente “CONSAPEVOLI”

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