ULTIMI GIORNI PRIMA DELLA FINE
Il 30 Ottobre 2008 sarà il
termine ultimo che definitivamente segnerà per tutti gli
studenti, universitari e non, un giorno di svolta per la loro
possibilità di ricevere un’istruzione adeguata.
Lo scopo di quest’articolo è
pertanto di dare, a chiunque si voglia interessare del futuro del
sistema scolastico italiano, dati precisi con riferimento alla
precedente e all’attuale situazione finanziaria.
Verremo poi a presentare le conseguenze
sul piano occupazionale ed economico stimate dagli stessi docenti e
da altri professionisti.
Il decreto Tremonti-Gelmini, già
approvato il 6 agosto 2008, mira a tagliare i fondi alle università
pubbliche allo scopo di ridurre gli sprechi che avvengono negli
istituti scolastici, in modo tale da ricavare fondi per risanare il
bilancio statale.
Questo taglio porterà ad una
continua diminuzione del personale, visto che la finanziaria mette
bene in chiaro che per il 2009 per ogni dipendente che, o va in
pensione, o si licenzia, potrà essere assunto un decimo di un
altro dipendente!
In sostanza ogni dieci
pensionamenti/licenziamenti, ci sarà un solo nuovo ingresso.
Si alza un po’ questa percentuale per
il 2010 e 2011; in effetti, si potrà assumere ben il 20% del
personale cessato nell’anno precedente ( per chi non si fidasse di
questi dati, si legga l’art. 66 comma 3,7 del DL112 ).
Nonostante che in Italia la spesa
pubblica annuale per studente sia attualmente di 5400$, in pratica al
di sotto della media OCSE (8400$; di cui fanno parte: Australia,
Austria, Belgio, Canada, Corea, Repubblica
Ceca, Danimarca, Finlandia, Francia,
Germania, Giappone, Grecia, Islanda, Irlanda, Italia, Lussemburgo,
Messico, Paesi Bassi, Nuova
Zelanda, Norvegia, Polonia, Portogallo, U.K., Repubblica
Slovacca, Spagna, Svezia, Svizzera, U.S.A., Turchia,
Ungheria) l’Università non si è
opposta in maniera cieca ed egoistica ad un sacrificio necessario
alla sopravvivenza del nostro stato, ma solo ad un taglio
indiscriminato che non guarda in faccia ai reali problemi che minano
i nostri istituti per l’istruzione e i diversi meriti che li
caratterizzano. È, infatti, un dato di fatto che i bilanci di
alcune università italiane versano in passivo da molto, troppo
tempo, a causa di una cattiva gestione dei fondi più o meno
intenzionale; ma è altresì vero che sono anche molte (
13 ), tra cui l’università di Padova, le facoltà che
da anni godono di un bilancio in pari. Con queste modifiche però
entro il 2012 nessuna Università statale potrà
sottrarsi al fallimento!
Ci si potrebbe chiedere come si può
fare una simile assunzione, ed è presto detto:
ciascuno studente attualmente costa complessivamente 8026$ l’anno;
gran parte di questi paga poco più di 2000$ l’anno di tasse
all’università.
Ovviamente per coprire il resto del
costo ( ca. 6000$ ) l’università ha bisogno di finanziamenti
esterni; questi possono derivare appunto dallo stato ( attualmente
5400$ ) o da privati.
Secondo i dati ufficiali dal 2006 al
2007 i finanziamenti pubblici derivanti dal MIUR (Ministero
dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca) sono
calati dal 16% delle spese del 2006, all’1% del 2007, mentre quelli
privati sono aumentati dal 10 al 15%! In quest’ambiente l’ateneo
patavino ha dovuto sostenere una spesa in crescita dal 28% al 46% per
poter continuare nell’esercizio delle sue funzioni. Se questo
scenario non fosse di per sé già abbastanza
preoccupante, vorremmo invitare il lettore ad un’ulteriore
considerazione circa il dato in precedenza esposto relativo alle
tasse annue pro-capite: la grande quantità di studenti che per
poter studiare, necessitano degli sgravi fiscali sulle tasse, e che
quindi non pagano interamente la somma annua.
Si vengono così a porre nuovi
problemi:
-
Come riusciranno questi ragazzi a
sostenere un innalzamento tributario se già non possono far
fronte a quello presente? Cultura d’élite?
-
Come potranno continuare ad
esistere enti come il Diritto Allo Studio, che garantiscono pari
diritti e pari opportunità di carriera a tutti?
Mancando i fondi pubblici (che ne hanno
finora garantito l’esistenza) verranno a scomparire! Oppure i non
rientranti nella categoria dei meno abbienti dovranno farsi carico
anche dei fondi per chi non può permettersi di pagare le
tasse?
Questa non è una possibilità,
questo è il futuro; per rimanere pubblica ( se dovesse provare
a rimanere pubblica ) l’Università sarà costretta o a
triplicare le tasse pro-capite ( il conto è presto fatto,
8000-2000 = 6000; considerando i contributi provenienti da privati si
può pertanto concludere ottimisticamente un innalzamento di
circa 4000$!); oppure finirà interamente ad essere gestita da
aziende private, diventando un business.
Ma un’azienda non va mai in perdita;
quindi i costi sarebbero, anche in questo caso, innalzati
esponenzialmente.
E questo solo per coprire i costi,
figuriamoci i costi della ricerca, che sarebbero coperti solamente
dai soldi derivanti dalle industrie private.
Ma i privati investono solamente dove
possono poi guadagnarci, quindi sarebbero posti i termini di ricerca;
la morte della libera ricerca.
La costituzione della Repubblica
Italiana stabilisce:
Art. 9.
La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca
scientifica e tecnica.
Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della
Nazione.
Art. 33.
L’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento.
La Repubblica detta le norme generali sull’istruzione ed istituisce
scuole statali per tutti gli ordini e gradi.
Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed
istituti di educazione, senza oneri per lo Stato.
La legge, nel fissare i diritti e gli obblighi delle scuole non
statali che chiedono la parità, deve assicurare ad esse piena
libertà e ai loro alunni un trattamento scolastico
equipollente a quello degli alunni di scuole statali.
È prescritto un esame di Stato per l’ammissione ai vari ordini
e gradi di scuole o per la conclusione di essi e per l’abilitazione
all’esercizio professionale.
Le istituzioni di alta cultura, università ed accademie, hanno
il diritto di darsi ordinamenti autonomi nei limiti stabiliti dalle
leggi dello Stato.
Ed è noto che diversi atenei a
gestione privata godono di finanziamenti statali, che sembrerebbero
illegittimi, e temiamo di capirne la relazione.
Piccola curiosità senza volontà
accusatoria.
Per una qualche, fortuita, casualità
assommando i finanziamenti stanziati dal 2009 al 2015 per l’expò
di Milano, che dovrebbe avere luogo nel 2015, quello che ne risulta è
molto simile a quello derivante dai tagli ai fondi delle università
dal 2009 al 2013.
Riprendendo il decreto legge 112 (DDL
133) Art. 14 Comma 1: 1. Per la realizzazione
delle opere e delle attività connesse allo svolgimento del
grande evento EXPO Milano 2015 in attuazione dell’adempimento degli
obblighi internazionali assunti dal governo italiano nei confronti
del Bureau International des Expositions (BIE) e’ autorizzata la
spesa di 30 milioni di euro per l’anno 2009, 45 milioni di euro per
l’anno 2010, 59 milioni di euro per l’anno 2011, 223 milioni di euro
per l’anno 2012, 564 milioni di euro per l’anno 2013, 445 milioni di
euro per l’anno 2014 e 120 milioni di euro per l’anno 2015.
Per un totale di(…): 1468 milioni di euro.
Tagli al FFO (Fondo di Finanziamento
Ordinario): 63,5 milioni di euro per il 2009, 190 milioni di euro per
il 2010, 316 milioni di euro per il 2011, 417 milioni di euro per il
2012 e 455 milioni di euro per il 2013. Per un totale di(…): 1441,5
milioni di euro.
Gruppo stampa PsicoPadova.
Per maggiori informazioni, e-mail:
psicopadova.stampa@gmail.com